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Uno studente particolare (Il Venerdì di Francesco Das Atmananda)

24 Giugno 2016 - Il Venerdì

studenteMauro proveniva da una buona famiglia con genitori amorevoli…due fratelli e una sorella, che avevano successo nella vita scolastica e sociale. Vivevano in un bel quartiere e Mauro aveva tutto quello che un ragazzino può desiderare. Ma alle elementari, Mauro fu subito etichettato come soggetto «speciale». Nelle medie era il «disadattato piantagrane». Alle scuole superiori cominciò a inanellare espulsioni e voti disastrosi. Una domenica, un insegnante incrociò la famiglia e disse:

«Mauro sta facendo molto bene in questo periodo. Siamo molto soddisfatti di lui».

«Forse ci state confondendo con un’altra famiglia…» disse il padre.

«Il nostro Mauro non ne azzecca mai una. Siamo molto imbarazzati e non sappiamo capire perché».

Mentre l’insegnante se ne andava, la madre osservò:

«Però, a pensarci bene, Mauro non si è cacciato nei guai nell’ultimo mese.

Inoltre è sempre andato a scuola presto e si è sempre fermato più del necessario.

Che cosa starà succedendo?».

Alla consegna della prima pagella, i genitori di Mauro si aspettavano voti bassi e note insoddisfacenti sul comportamento.

Invece sulla pagella c’erano voti più che sufficienti e una menzione speciale in condotta.

Mamma e papà erano sconcertati.

«A chi ti sei seduto vicino, per avere questi voti?» chiese papà con sarcasmo.

«Ho fatto tutto da solo» rispose umilmente Mauro.

Perplessi e non completamente convinti, i genitori di Mauro lo riportarono a scuola per parlare con il preside.

Egli assicurò loro che Mauro stava andando molto bene.

«Abbiamo una nuova insegnante di sostegno, e sembra che lei abbia una particolare influenza su Mauro» disse.

«Penso che dovreste conoscerla».

 Quando il trio si avvicinò, la donna aveva il capo abbassato.

Le ci volle un istante per accorgersi che aveva visite.

Quando lo capì, si alzò in piedi e iniziò a gesticolare con le mani.

«Cos’è questo?» chiese indignato il padre di Mauro.

«L.I.S. Linguaggio dei segni. Questa donna è sordomuta! ».

«Ecco perché è così straordinaria» disse Mauro, mettendosi in mezzo.

«Lei fa molto di più, papà. Lei sa ascoltare! »

 

 

 .

Considerazioni personali:

Quanti insegnamenti in questa meravigliosa storia!

Il “saper ascoltare” è un pilastro fondamentale sulla Via di ogni pellegrino che calca il Sentiero della Consapevolezza Spirituale Interiore.

In molti non ascoltano, si accavallano, pensano mentalmente la risposta da dare senza prestare attenzione a quello che l’interlocutore sta dicendo…in effetti, il mondo è pieno di persone che ascoltano preferibilmente solo se stesse. Non comprendendo gli altri non riescono neppure ad avere una percezione del loro gonfiato ego che cercano di imporre agli altri.

Invece, il saper ascoltare apre la mente a nuove idee che possono essere sperimentate e sviluppate, quindi ad un arricchimento interiore. Dovrebbe essere messo in pratica principalmente dai genitori, dai figli, dai partner …

 A volte si possono scambiare mille parole con le persone e sentirsi tuttavìa profondamente soli in quanto non c’è nessuno che ti “ascolta veramente”.

 Ci possono essere tre tipi di ascolto:

 –          Ascolto finto: senza nessun interesse di ciò che dice l’interlocutore. Passivo e senza reazione messo in atto solo per poter poi parlare ed esporre i propri concetti (gli asini con la cravatta) .

–          Ascolto logico: è un ascolto filtrato, molte volte controllato nel quale si accoglie solo ciò che risuona nell’ascoltatore e l’interlocutore ha l’errata sensazione di essere stato compreso..( gli arroccati).

–          Ascolto empatico: si ascolta davvero mettendosi nei panni dell’interlocutore, cercando di comprenderne il suo punto di vista e condividendo le sue sensazioni. In questo caso non c’è giudizio e neppure la volontà di dare consigli. E’ il vero ascolto.

 Sarebbe importante cercare di comprendere il perché l’altro dice certe cose mostrando così quell’interesse che, percepito dall’interlocutore, lo porta ad aprirsi con maggiore sicurezza e fiducia.

Applicando questa modalità si avrà un risultato sorprendente: ridurre le incomprensioni.

Inoltre, l’ascolto empatico produce arricchimento in chi ascolta e aiuta chi parla a trovare da solo le risposte al problema.

Per concludere possiamo affermare che ascoltare non significa soltanto usare l’udito ( e lo abbiamo evinto nella storia di Marco) ma capire e comprendere ciò che gli altri dicono con le parole, con le intenzioni e con il cuore…“oltre le righe”….

Non mi resta che augurare “buon ascolto” a tutti e Pace

buon fine settimana con Amore Francesco Das Atmananda (G.B.)

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