Menu

SMF per SicilyMag – Roberto Crinò: «La poesia è estasi liberatoria che porta alla gioia»

22 Ottobre 2020 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI, Recensioni
SMF per SicilyMag – Roberto Crinò: «La poesia è estasi liberatoria che porta alla gioia»

Da SicilyMag del 21 ottobre 2020

Roberto Crinò: «La poesia è estasi liberatoria che porta alla gioia»

 

 

 

POESIA E RACCONTI Certo della superiorità dell’uomo contro la tragedia, il palermitano Roberto Crinò è poeta elegantissimo e raffinato, che rilancia versi che sono totalmente nuovi, nella forma, nei contenuti, nello stile: egli distilla il percorso vitale intriso di conquiste, resilienza e umiliazioni. L’adattamento non è vissuto come sconfitta ma come mutazione naturale: «La poesia è scintilla divina, che accende la miccia dell’interazione tra il vissuto e la vita»

 

 

Non da molto nella scena editoriale, appena due anni fa per i tipi di Ensemble il suo esordio con la silloge Le coincidenze significative. Canti di anomalie e resilienza, Roberto Crinò, palermitano, classe 1972, nell’ottobre 2019 ha pubblicato sempre per lo stesso editore Ineffabile mutazione. Laureatosi con una tesi dal titolo “La questione ebraica in Germania durante l’Illuminismo”, scritta in parte presso l’università di Heidelberg in Germania, il 29 febbraio scorso ha ricevuto il conferimento del “Premio della presidenza al 5° Concorso internazionale di poesia e narrativa “Città di Cefalù” con la poesia inedita “Sikelìa (la tua pelle)”.

Roberto Crinò

Quella che state per leggere nasce come una disamina/recensione, ma prima di andare in pubblicazione ancora una volta lette alcune poesie del Crinò, abbiamo deciso di contattarlo al fine di farci rilasciare alcune dichiarazioni. La nostra richiesta è stata accolta con molta disponibilità e subito abbiamo chiesto qual è la scintilla da cui nasce ciò che ci fa scorgere la poesia in tutto ciò che ‘trasuda’ dalle sue silloge. Il poeta così ha replicato, spingendoci a un’ulteriore riflessione che si discosta dai luoghi comuni, confermando la nostra tesi che ci troviamo innanzi a un potenziale caposcuola: «Penso che non sia vero che la poesia nasca dal dolore. La vera poesia nasce da una condizione d’estasi liberatoria, che conduce alla gioia. La vera poesia, intesa come sospensione di un momento, che precede un parto, una creazione (che come tale è afferente all’etimologia stessa della parola “poesis”) è un istante di stasi dello spazio-tempo, è una porta che si apre sul flusso perenne di parole e pensieri, che è estasi divina, che conduce alla gioia e che è preceduto da diversi sentimenti tra cui il dolore».

Proseguendo in questa disamina/recensione non possiamo dimenticare il Covid-19 e il conseguente lockdown che ha bloccato tutto, proprio adesso che si prevede nuovamente uno stato d’emergenza molto ferreo per fronteggiare la pandemia che in Italia galoppa a ritmi elevatissimi, quando in Cina, incipit del focolaio, in questo momento i numeri dei contagi sono contenuti su una popolazione di 1 miliardo e 300 milioni di abitanti. Ineffabile mutazione sta riprendendo il suo cammino verso la diffusione e l’interesse di genere che le spetta e merita.

Profezia dell’ineffabile

La mutazione, alla quale ci siamo dovuti adeguare, coscientemente o nolentemente, è il tema trattato con dovizia di particolari che rendono quasi profetico ciò a cui non eravamo abituati. Così infatti recita l’autore, nel presentare la sua nuova silloge: «Il cambiamento è alla base dell’esistenza. Ogni cosa vivente muta. La mutazione è vita e sapere accogliere il cambiamento e disporlo a nostro vantaggio è legge di natura. È forse in momenti come quello che stiamo vivendo, in cui tutto sembra che sia irrevocabilmente mutato in peggio, che va ricercata quella dote resiliente il cui seme è nella vita ed è la vita stessa, che possa dare la giusta spinta per far sì, che la mutazione sia evoluzione, trasformazione, auto-rigenerazione, così da poter trovare la “luce nel buio”, come diceva Camus “un’invincibile estate lì dove era inverno” e “sbocciare” a rinnovata vita, e trasformare una “disfatta in un trionfo”». Clicca qui per continuare a leggere l’articolo

Dal maturare dell’inevitabile di Cioran alla meditazione su ogni parola di Crinò

Se il pensatore franco-romeno Emil Cioran asseriva sull’insorgere delle novità che fosse una caduta dalla quale l’accettazione del pessimo sarebbe stata l’unica fonte di maltrattata sopravvivenza, in Crinò viene esaltata la forza del rimbalzo se non, ancora più ardito del respingimento, attraverso una visione di certezza della superiorità dell’uomo contro la tragedia. E qui i due si coniugano. Il primo, Cioran, con molta disgregata passione verso una fine vissuta ad assorbire come spugna; Crinò con la scelta dell’adattamento non vissuto come sconfitta ma come mutazione naturale a cui è destinato l’ente, forse heideggeriano, gettato nel mondo. Su quest’assioma la poesia torna in uno stato di meravigliosa esternazione di nuovi spessori dell’anima, quale Crinò è rappresentante, sicché a domandargli cosa è nella sua essenza, replica determinato e consolante: «La poesia non è complemento oggetto dei sentimenti primari, che s’agitano nell’animo. La poesia non possiede proprietà transitive. La poesia è intransitiva gioia, che nasce da germogli lontani, ancestrali, attecchiti nell’essenza profonda dell’anima, la cui origine non è data. La poesia è scintilla divina, che accende la miccia dell’interazione tra il vissuto e la vita. È la poesia stessa ad essere gioia, di ascensione, dalla stasi all’estasi».

Stile elegante e raffinato

Oltre l’estasi che ha enunciato, Roberto Crinò è elegantissimo e raffinato, come lo abbiamo conosciuto nella silloge precedente. Roberto Crinò rilancia versi che sono totalmente nuovi, nella forma, nei contenuti, nello stile: egli distilla il percorso vitale intriso di conquiste, resilienza e umiliazioni. Il tutto in una riduzione, meglio dire smaltita poesia che diventa messaggio, non ermetico, ma trasparente, lucido e cristallino, armonizzando così l’emotività del lettore meno interessato e quello più colto del genere.

Roberto Crinò riceve il Premio Città di Falcone

L’ineffabile novità

Pochi, pochissimi i riferimenti che possono essere attinti: raramente e in modalità quasi del tutto impercettibile si sente risuonare l’eco di una vastissima similarità ad autori/maestri quali Pessoa, Kavafis, Montale, Salinas, Brecht, Fried. Crinò è il maestro o fondatore di una ars poetica nuova? Si, ne siamo certi, anche se lo stesso, con molta umiltà quasi ci sconfessa (ma in fin dei conti siamo lettori e interpreti della sua poetica che introiettiamo grazie al suo modus ispirandi questa sua modalità che ce lo fa affermare) replicando che «Come tutti sappiamo o dovremmo sapere per poter scrivere bisogna prima essere dei lettori, per cui per poter scrivere poesie occorre, dapprima e durante, leggere poesie. Sono tanti gli autori di poesia che fungono da riferimento e da modello alla mia scrittura, ma anche da conforto, sostegno e tutela. Uno tra questi è certamente Rainer Maria Rilke».

Desideriamo e decidiamo chiudere questo servizio proponendo una goccia platinata di “questa” mente pensante, meditante e poetica:

I tuoi occhi nel mondo

Ti ho vista!
Di notte, nel lato oscuro, irrazionale dei miei pensieri, gli umani li chiamano sogni, desideri che di giorno hanno timore di rivelarsi.

Danzavi, lieve, primigenia. Volteggiavi, bianca, fiorita.

I tuoi occhi
nel mondo li ho incontrati cercati
sfiorati

Potenza di una magia che non so spiegare, ma che vive, vive, vive! E mi batte dentro contro ogni razionale arrogante logica.

Tu sei nel mondo e io ti cerco.
Tu sei in me
e io non ti trovo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *