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SMF per L’Urlo – Teoria del kamikaze di Laurent de Sutter – La recensione

3 Luglio 2019 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI, Recensioni
SMF per L’Urlo – Teoria del kamikaze di Laurent de Sutter – La recensione

Da L’Urlo del 3 luglio 2019

Teoria del kamikaze di Laurent de Sutter

Con un pamphlet di 80 pagine il filosofo tradotto e pubblicato da Il Melangolo, avanza nuove tesi.

 

Teoria del kamikazeè un libro di Lurent de Sutter, tradotto in Italia dai tipi de Il Melangolo edizioni. La storiografia ci riporta, così come alla memoria del vissuto, una conoscenza di omicidio/suicidio per amor patrio. Con questo libro del filosofo belga, si può rimanere sorpresi dalla teoretica sviluppata, che apre nuovi orizzonti sulla conoscenza del concetto di kamikaze.

 

 

 

 

Estetica del kamikaze

Laurent de Sutter

Laurent de Sutter

La posizione del giovane filosofo Laurent de Sutter, docente di Teoria del Diritto presso la Vrije Universiteit di Bruxelles, che vanta diversi libri tradotti in Italia, spinge verso una necessità che è cambiata col decorrere dei secoli. Infatti è il kamikaze non più colui che si muove verso una militanza di difesa paradosso del proprio territorio, attraverso il gesto estremo del suicidio.

(La foto ritraente l’autore è ripresa dal blog Cine y Literatura)

 

Informazione e comunicazione: il ruolo dei media nella Teoria del kamikaze

Un attore, che dopo pochi istanti che ha compiuto il gesto, diventa protagonista, senza più saperlo. Questo è il kamikaze, che sempre più conosciamo in Europa. Perché senza più saperlo? Perché l’ipotesi è quella che ormai il gesto estremo, lontano dalla militanza politica, nonché compiuto con interesse individuale è anche atto di egocentrismo e di viscerale abbandono delle leggi del proprio ideologico pensiero, ridottosi a nulla.

Sono i media, che subito danno l’informazione sull’attentato “kamikaziano”, o meno, e che rendono una risposta dell’ascoltatore quasi di stile pornografico.

 

Godimento e dolore

roma_real_madrid_champions_11_settembre_2001Fermi davanti alla Tv, nell’attesa di conoscere sempre più dettagli, o ancor meglio per fare una esempio, ben ripreso nel libro, dell’attentato alle Torri gemellenel settembre del 2011, il giorno 11, si aspetta che qualcos’altro accada. Gli aerei, si catapultano verso le torri, frattanto giungono altre notizie dal Pentagono, con un altro attentato. Chi erano questi attentatori? L’informazione era ben solida quel giorno e per le settimane a seguire. Ma un attentato ancor più forte alla moralità occidentale fu la decisione della FIFA di far giocare la partita Roma – Real Madrid, che vedeva la compagine capitolina per la prima volta approdare alla massima competizione da quando cambiò nome.

 

L’obiettivo

Dunque l’obiettivo si sposta nel breve tempo di poche ore, da un disastro occidentale, colpendo i simboli politici ed economici degli U.S.A. all’interesse per un debutto, che doveva essere cancellato per poi giocare in un altro momento.

 

Storia e mitologia nella Teoria del kamikaze

Cover copertinaIl libro non si ferma semplicemente nell’indurre a riflessioni sui cambiamenti sociali, ma intervallandosi in brevi capitoli di facile comprensione, affronta sin dalle origini la questione kamikaze, quando ancora nemmeno il nome non aveva la connotazione moderna. Kamikaze è la sintesi del binomio “vento” e “divino”. Un forte vento, una bufera, un tifone che grazie alla intercessione degli dèi arrivava per compiere una volontà di miglioria o per peggiorare lo status dell’uomo, tremendo o geniale a compiere atti addetti.

 

 

 

 

Una citazione rende tutto più chiaro

In un capitolo, come nella quarta di copertina, viene riportata la seguente citazione che spiega e si scontra con quanto espletato sopra: “Seduto al volante, l’uomo che guida il camion carico di esplosivo non è un killer, né un terrorista; è un attore: l’attore di una scena pirotecnica il cui obiettivo non è [più] la distruzione, quanto la sua possibile visibilità“.

È tutto, in 80 pagine. Laurent de Sutter detta la rivoluzione culturale di ciò che studi ingrati ci hanno fermato a credere.

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