In “Come nuvole sotto l’ombrello” (Scatole Parlanti, pp. 126, € 15) lo psicoterapeuta e sessuologo Massimo Comella, precisa nella nota di apertura, che quanto narrato è opera di pura fantasia. L’intento, infatti, è raccontare la storia del dottor Dimitri, vestendolo di profonda umanità, tant’è che l’autore decide di fare emergere il bisogno di raccontare la vita, senza chiudere gli occhi davanti al dolore del mondo. Comella punta forte e deciso sulla questione delle fragilità: il terapeuta non è demiurgo né divinità, ma un essere umano che incrocia le vicende dei pazienti e per queste può rischiare di essere coinvolto. Quest’uomo sperimenta su se stesso le cadute dei suoi pazienti, pertanto la sofferenza la coglie di primo acchito, piuttosto che ascoltarla soltanto per dar supporto, ecco che in più occasioni si presta ora alla ricerca di una paziente sparita ora al pensiero ossessivo del dolore dell’altro. Non è un saggio, ma un ottimo romanzo che capitolo dopo capitolo segue il legame su quella scia della sofferenza, del riscatto, della bellezza, dei sentimenti e anche del benessere, tra chi ascolta e chi parla. La scrittura attraversa momenti di narrazione poetica e metaforica, dove il concetto di “umano”, riesce ad approcciarsi verso una connotazione estetica della vita. L’autore ci ha chiarito alcuni “momenti” dell’intrigante opera. Perché la precisazione deontologica in nota di apertura: ha pensato di spingersi oltre? «Era doveroso distinguere cosa può accadere in un romanzo, in un’opera di fantasia, e cosa non può assolutamente accadere in un luogo protetto come il setting terapeutico. Era necessario trovare delle debolezze nel personaggio del dott. Dimitri per avere la possibilità di raccontare qualcosa di diverso: storie di fragilità che altrimenti non avrei potuto rendere così toccanti. Grazie a questo artifizio letterario ho potuto collocarmi dalla parte del lettore: dalla parte di chi potrebbe voler sapere la verità sui personaggi, il senso delle loro ricerche e del modo in cui hanno riempito i vuoti personali della loro storia.»

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Titolo tra metafora e incipit? «Le nuvole che si dissolvono nella pioggia e nel pianto: si dissolvono e vanno via per poi ricominciare. L’ombrello è la vera metafora della terapia: il luogo sotto cui portare proprio le nostre nuvole». Dal pre-ordine alla pubblicazione ha sortito interesse: se lo aspettava? «Mai mi sarei mai aspettato tanta attenzione da parte della stampa e dei massmedia, non così immediata almeno ma sapevo di aver scritto un libro che rompeva i tradizionali schemi. Ho cercato di portare il lettore dentro il racconto, è stato un lavoro lungo, complesso per via dei temi che ho toccato ma sono contento, alla fine, che l’intento di emozionare mi sia riuscito.» Ha contezza che il dott. Dimitri è un miracolo di bellezza? «Essere qui a parlare del dott. Dimitri personaggio completamente inventato è di per se un miracolo. Quando qualcosa, qualcuno esce da un libro ed entra nell’immaginario, tocca le corde delle nostre emozioni, su di lui imbastiscono programmi radiofonici e di lui si ricorda il nome credo sia un grande successo personale la cui emozione di ritorno è per me difficile da descrivere.» Il tour è già iniziato: rischia di interrompere la sua attività? «Non interromperò la mia attività professionale per il tour, che toccherà la Sicilia e prossimamente il resto d’Italia: amo profondamente il mio lavoro che mi ha permesso di crescere umanamente oltre che professionalmente.»