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SalvoEmme con “Niente è mai per sempre” risveglia la raffinatezza dei suoni (Digressione 69)

14 Novembre 2016 - DIGRESSIONI, VIDEO

salvo-emmeGiocando con raffinate orchestrazioni che all’udito non fanno mai male, specie quando si vive in tempi in cui lo strazio del rumore impera e vince su tutto, SalvoEmme che scopriamo casualmente negli storeweb di musica, dove l’immondizia avanza, ci stupisce. Il ragazzo (??? insomma… 30 e più li ha superati), non ha avuto nessuna premura a lanciarsi, nonostante le proprie esperienze, un pò come tutti le ha maturare sin da giovane. Questa è la strategia che a nostro parere, non lo brucerà. Dal 3 ottobre su canali-musicstore, (se così possiamo chiamarli al fine di rendere più chiaro il “luogo” dove vi invitiamo ad andare), telematici quali iTunes, Spotfy, GooglePlay, Shazam e anche sul colosso amazon, è presente il ritornello di Niente è mai per sempre (cliccate pure sul titolo,oltre ad ascoltarlo vedrete un video bene curato) che non finisce nell’orecchibilità, ma prosegue, attraverso un lavoro di ricerca, anche nella poetica che sviluppa. Salvo Emme, è un poeta. Lo si può affermare. Abbiamo contattato subito il nostro assistito Salvatore Massimo Fazio, che la musica non la ama molto, nonostante ci invita sovente a passargli quelle che secondo noi sono buone melodie, ecco lui vuole essere informato. SalvoEmme lo ha impressionato, tanto da mettersi alla ricerca del talento milanese (d’adozione), che in diversi sui brani pone interrogativi esistenzialisti sulla materia delle interazioni e delle relazioni, gradevoli e comprensibili. Non sappiamo ne sapremo mai cosa si sono detti, ma abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo, ed è stato piacevolissimo scoprire, uno studioso di suoni, estetica e parole.

NOI: Buonasera SalvoEmme e grazie per la disponibilità, iniziamo e se non le spiace, ci si dia del tu?
SM: iniziamo pure e nessun problema.

NOI: Quando decidi che la tua strada è quella del cantautorato?
SM:
 Quando le canzoni che avevo scritto erano troppe e l’unico a cui poter affidare il compito di renderle pubbliche era me stesso. A parte gli scherzi, ho perso un po’ di tempo per decidere di diventare l’interprete delle mie canzoni. Però poi mi sono guardato dentro e ho capito che quello che scrivevo era quello che sono. Per cui l’unico modo per rendere credibile il tutto era quello che io cantassi ciò che scrivevo. Così è stato alla fine. Così è.

NOI: Studi musicali o autodidatta?
SM: 
Principalmente autodidatta. Sono polistrumentista. Ho seguito un percorso didattico perlopiù nello studio della batteria. Del resto ho frequentato un’importante scuola, che è il CET di Mogol. Questa esperienza mi ha aiutato nel discorso di mettere a fuoco la mia identità e, come detto prima, prendere la scelta di essere l’interprete di ciò che scrivo. Un cantautore appunto.

NOI: Si è ispirato a qualcuno, ha degli interpreti preferiti?
SM: Al primo posto ci sono i Beatles e Lucio Battisti, che restano due pilastri costanti della mia formazione musicale. Un periodo proficuo è stato quello dell’adolescenza in cui ho assorbito molto alcuni degli artisti diventati ormai dei punti di riferimento, e se vogliamo i nuovi cantautori di oggi, due tra tutti: gli 883 (Max Pezzali) e Jovanotti. Per il resto ascolto tanta musica, sia italiana che straniera. Mi faccio influenzare dal bello in generale.

NOI: Perdoni per la domanda che stiamo facendole, ma è il Fazio nichilista che l’ha imposta, che combatte da una vita per abbattere la musica che definisce il “fastidio supremo” e “tumore del tempo”: Perché la musica e non il suo niente (parafrasando Manlio Sgalambro)?
SM: Nella musica è compreso anche il niente, se per niente intendiamo le pause. Le pause sono molto importanti, al pari delle note. La musica, come la vita, è un piacevole flusso tra suoni e silenzi, tra tutto e niente.

NOI:
 La musica è terapeuticamente malefica o benefica?
SM: 
La musica è terapeutica. Io sono anche un musicoterapista per cui posso confermarlo come esperienza diretta. Da “paziente” poi ti do la conferma al 101%. Quando scrivo una canzone, o anche quando ne ascolto una, questa funge da specchio. Così mi riconosco. Se non è terapeutico questo…

NOI: Premi, partecipazioni, concorsi e riconoscimenti… si racconti un pò…
SM: 
Un riconoscimento importante per me è stato far parte delle semifinali, nel 2014, del Premio Donida, un concorso davvero importante. Poi ho vinto un premio come primo classificato per la sezione inediti ad un festival esordiente “Festival Live Music” con “L’amore non ha ragione”. Altre semifinali in concorsi prestigiosi come il “Lennon Festival”. Spero di iniziare a liberarmi di questo suffisso “semi”, insomma, almeno come primo auspicio.  Il riconoscimento più grande comunque sarà sempre conservare intatta questa passione e le persone che mi seguono e condividono la mia musica.

NOI: Hai uno staff o fai da te… tutto autonomamente?
SM: 
Al momento non ho uno staff, però mi sto guardando intorno, magari qualcuno mi nota. Chissà, da solo si può anche fare ma come è risaputo “l’unione fa la forza”. Per cui mi sto muovendo anche in questo senso e sono aperto ad eventuali proposte.

NOI: Tu di dove sei? Dove vivi? Svolgi altre attività?
SM:
 Attualmente vivo a Milano e conto di fare solo il cantautore e/o comunque vivere di musica, in toto e come autore. In Sicilia, a Capo d’Orlando, il mio paese d’origine, oltre la musica e i live facevo il musicoterapista e l’insegnante di musica.

NOI: Quanto l’odio determina la speranza in una canzone?
SM:  
L’odio e la speranza sono due ingredienti che non userei mai nella stessa canzone. Poi non so se si tratta di una domanda a trabocchetto (sorride…).

NOI: I piedi nudi nel video, di chi sono?
SM: 
I piedi nudi sono miei, belli vero? Le donne a volte usano il decoltè, io ho usato i piedi. Tra l’altro non immaginavo avrebbero riscosso tanta ammirazione (ironizza su stesso e sorride, è simpatico).

NOI: Da chi e dove è stato girato il video?
SM: 
Il video è stato girato per le vie di Brescia, da Danilo La Fauci (videomaker) nonché fratello del mio arrangiatore Roberto La Fauci de “La Forge – Creative Chambers”.

NOI: Cosa è l’attesa?
SM: 
L’attesa è quella che ti frega. È il periodo tra l’inizio e la fine di qualsiasi cosa. Ma spesso non ne siamo consapevoli. Per questo ti frega. L’attesa non va lasciata vivere ma va morsa in ogni attimo. Credo che ci siamo ricollegati al senso di “Niente è mai per sempre”.

NOI: Ultima domanda: c’è scaramanzia in te?
SM: Zero scaramanzia ma tanta magia.

Ci è piaciuto Salvo e gli auguriamo buona fortuna… e buona musica.

 

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