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Le due sorgenti (Il Venerdì di Francesco Das Atmananda)

12 Febbraio 2016 - Il Venerdì

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La montagna si eleva verso il sole. Ma la montagna pesa. E’ fatta di sassi. In qualche recesso delle sue viscere nacquero un giorno due piccole sorgenti d’acqua limpida che cercavano di uscire all’aperto. Ma la montagna non cedeva. Le opprimeva, le soffocava. Durò un bel po’ di tempo, finchè, facendosi largo a poco a poco, le sorgenti riuscirono a venire alla luce ai piedi della montagna.

Com’erano stanche! Ma non c’era tempo per riposarsi. Appena erano scaturite dalla terra sentirono delle grida provenire dal muschio, dall’erba, dai fiorellini, dalle rose alpine: “Dateci da bere! Dateci da bere!”.

“Fossi matta!”, disse la prima sorgente. “Ho faticato senza sosta laggiù sottoterra, mentre voi, pigri, ve ne stavate al sole. Non vi darò proprio niente!”.

“Non ci darai niente?”, disse il muschio piccato. “E allora noi non ti lasceremo passare”. “Ti sbarreremo la strada con le nostre numerose radici”, dichiarò l’erba. “Ti copriremo, così nessuno ti troverà”, minacciarono i cespugli di rose alpine e di rovo.

La seconda sorgente fu più condiscendente. “Bevi, sorella erba, però fatti da parte perchè io possa proseguire il mio cammino!”. Bevvero un poco anche i cespugli ma si tennero fuori dalla corrente. Il muschio succhiò l’acqua soltanto da una parte. “A me basta solo inumidire la radice”, disse la rosa alpina. “Corri pure avanti!”.

La sorgente correva. Dava da bere a tutte le piante e tutte le cedevano il passo. E siccome correva molto rapidamente, la gola della montagna dalla quale usciva si puliva e si allargava sempre più. La sua acqua era fresca e limpida come cristallo.

Rotolava giù dalla montagna nella valle, saltando sopra i sassi, bagnando i prati, lambendo le radici dei salici e più si dava a tutti e più diventava forte e impetuosa. Lei stessa non sapeva come. Le piante l’amavano e lasciavano che altre sorgenti s’unissero a lei. Così essa divenne un grande fiume nel quale vivevano numerosissimi pesci e navigavano tanti battelli.

Alla fine arrivò al mare. Quando giunse alla foce, l’azzurro padre Oceano la prese fra le sue braccia e la baciò sulla fronte. “E tua sorella? Dov’è tua sorella sorgente?”, chiese.

“Ah, padre! Purtroppo è diventata paludosa, marcia e puzzolente”.

“Così è la vita, figliola mia”, disse il padre Oceano. “Tua sorella non voleva dare agli altri ciò che aveva ricevuto. Vedi? Anch’io oggi ti ricevo in restituzione del vapore che da me è salito verso la montagna. La vita è dare. Tenere per se è la morte”.

 

Considerazioni personali:

Bella, molto bella questa parabola, una delle più significative che abbia mai letto. E quanti insegnamenti sono contenuti tra le sue righe avvolgenti e penetranti.

E’ proprio la Parabola della Vita.

In India, in un libro spirituale, in sanscrito è scritto così: “Tutto ciò che non è dato è perso”.

In occidente, dove tutto si basa sull’avere, questa bellissima frase suona quasi blasfema.

Anche nel Corano troviamo una frase molto simile che recita così:

“Ciò che dai è tuo per sempre, ciò che tieni solo per te è perduto per sempre”

E Gesù amava dire:

“Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.”

Mentre oggi  oltre un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno, e 1 su 9 non ha nemmeno abbastanza da mangiare, il 5% della popolazione mondiale possiede più del restante 95%

E poi c’è ancora qualcuno che si chiede il perché dell’esodo massiccio dei popoli del cosiddetto terzo mondo verso l’occidente.

Ma torniamo a noi, al nostro “piccolo”, alla nostra vita quotidiana.

Ci riteniamo persone che donano o che preferiscono ricevere? E quando doniamo (se…)  lo facciamo con spirito altruistico disinteressato o aspettiamo qualcosa di ritorno?

Le aspettative possono essere di diversa natura, non ci focalizziamo solo sull’aspetto materiale. Può essere un ritorno affettivo, di gratifica per l’ego, di posizione sociale…in ogni caso tutta roba che con lo Spirito non ha nulla a che fare. Tutta roba che appartiene all’ego, alla personalità.

Il mio suggerimento è di ricordare spesso questa parabola:

la sorgente avara che non voleva dare nulla di se stessa alla fine è diventata stagnante, paludosa e puzzolente, in poche parole morta dentro. Così è per tutti gli esseri umani che tengono tutto per se senza dare agli altri.

Viceversa, la sorgente generosa, è diventata un grande fiume rigoglioso nel quale vivevano tantissimi pesci e sul quale navigavano moltissimi battelli. Ed alla fine ha potuto congiungersi con l’immenso Oceano. Così è per tutti gli esseri umani che donano con altruismo disinteressato.

 

La vita è come un eco, ti rimanda sempre indietro quello che tu dai…

 

Un abbraccio di Luce e Pace buon fine settimana per tutti con Amore Francesco Das Atmananda (G.B.)

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