
LRR – #ConsigLibro Luglio 2025 –
Giulia Rita Colacicco – “D’olio e di miele” – Divergenze
A cura di Vincenzo Fazio
L’età non conta quando senti di amare il posto dove nasci. Con questa locuzione possiamo aprire il nosto #ConsigLibro del mese “Luglio 2025”, perché l’autrice di “D’olio e di miele” (Divergenze, pp. 72, € 16,00), Giulia Rita Colacicco, quando ha pubblicato il romanzo, dicembre dello scorso anno, era ancora diciassettenne e a dir il vero non sappiamo se abbia già compiuto la maggiore età, ma ciò non ci spiace, perché il fascino dei contenuti e la bellezza di uno stile miscelato tra lingua italiana e dialetto pugliese, non è poco e – nuovamente – ci piace che una talentuosa non ancora maggiorenne, stia spopolando nello sciame editoriale. Ci complimentiamo ancora una volta con l’editore, Fabio Ivan Pigola, della alternativissima Divergenze, per aver visto proprio bene a inserire questa giovane scrittrice nella collana “I fuoriserie – Storie della tradizione”.
Ma avviamoci. La Colacicco narra una storiella (e non si pensi che l’utilizzo del termine sia screditante, tutt’altro, è un vezzeggiativo che erge a livelli altissimi il talento) simpaticissima, che le permette di raccontare il suo paese natio, Santeramo in Colle, località in provincia di Bari, in una Puglia molto povera per l’epoca del racconto, ma straordinaria terra che fonda la sua attuale cultura storica grazie a vicende come quella che recensiamo oggi.
Lucia, giovane ragazza, aiutava in famiglia a sbarcare il lunario sottoponendosi a duro lavoro di lavatrice di panni sporchi e a differenza del fratello non le era consentito di svagarsi, in quanto succube di una madre troppo “all’antica” e molto indisponente. Il papà di Lucia, venditore di carbone, invece era una di quelle persone definibili come bonaccioni e vedeva di buon occhio una segreta relazione della figlia con Carmelo figlio del macellaio del paese. I due ragazzi amoreggiavano segretamente inviandosi appassionate lettere. Lucia era molto gelosa di Carmelo, perché costui essendo un bel ragazzo non disdegnava le attenzioni di tante altre ragazze. Non era facile per i due esporsi, specie per il piccolo centro dove gli argomenti più importanti erano pettegolezzi continui, ma si sa, è storia vecchia, al cuor non si comanda, tanto che Carmelo convince Lucia a fuggire, al fine di mettere le due famiglie davanti al fatto compiuto.
Come su scritto il paese è piccolo, la gente mormora e non vi è altro interesse che attendere novità come la fuga dei due, al fine di poter ricamare ogni tipo di illazione. Ma ciò che accadde andò ben oltre la baraonda, tant’è che le accuse che le famiglie si facevano d’ambo le parti, rasentavano il grottesco. Da una parte i macellai che peroravano la posizione privilegiata del figlio, che a detta della madre di questi avrebbe ereditato la carnezzeria e pertanto Lucia non presentando nessun titolo non possedeva i requisiti per eventuale matrimonio, perché in soldoni, il salto di ceto era notevolmente distante. Quanto alla famiglia di Lucia a scatenarsi chi se non sua madre? Imprecazioni pubbliche nella piazza del paese con garanzie che mai sarebbe data in sposa ad un volgare macellaio. Le invettive si sprecavano e i pettegoli erano coinvolti. In questo marasma, chi viveva con molta tristezza il tutto era il padre della ragazza, perché non vedeva alcun male nel legame tra i due giovani. Ma anche qui, l’autrice ci fa sorridere tantissimo: la tristezza era anche avallata dal fatto che senza dire niente alla moglie, già si fosse fatto confezionare il vestito per la grande occasione.
Nel narrare tragicomicamente e grottescamente la vicenda, la Colacicco ci porta fantasticamente alla scoperta di questo gioiellino di paese con dettagliate indicazioni. Ci racconta il perché del nome, “Santeramo in colle”, partendo dalla costruzione della chiesetta, passando per la vita che scorreva con le sue noie quotidiane ma che prendeva spunto da tutto quello che accadeva, per farne motivo di intrattenimento.
Doveroso non dilungarsi perché non soltanto attraverso la lettura si può apprezzare la più volte citata scrittrice, ma anche per quel quid, che scoprirà il lettore, che ci mette innanzi a una domanda: perché questi talenti non escono allo scoperto tramite i maggiori premi nazionali, piuttosto che leggere e vedere triti e ritriti di autori che di bello forse non hanno nemmeno il nome famoso? Ma un’ultima divertente ve l’accenno, lasciandovi col fiato sospeso. M’è parso legittimo accennare a un personaggio molto folkloristico, il parroco, che paragonerei a una specie di Don Camillo di Guareschi e che manco a dirlo, si era schierato coi due giovani.
Nota breve e personale, che mi ha molto emozionato. Ho voluto leggere e recensire io a tutti i costi questo romanzo perché in un lontano passato che mi vide giovane, appena ventenne, ebbi il piacere e oserei dire l’onore di aver fatto il servizio militare assieme ad un ragazzo di Santeramo in Colle. Questi in modo genuino mi descriveva la semplice ma meravigliosa vita del piccolo centro vicino Bari. Encomio pertanto la giovanissima autrice che nonostante la sua età è riuscita a portarmi indietro nel tempo facendomi provare le stesse emozioni di ciò ascoltavo, affascinato, da questo mio commilitone.