
LRR – #ConsigLibro Agosto 2025 –
Maria Elisa Gualandris – Solo il buio – Morellini
a cura di Vincenzo Fazio
La tranquilla Verbania viene catapultata in un caso di omicidio di una ragazza diciassettenne di origini marocchine nata in Francia ma cresciuta in Italia dove studiava con prospettive di iscriversi all’università. Del caso viene incaricata la giovane magistrata Rosa spini che si trova in una situazione difficilissima. Le prime indagini fanno emergere il ritrovamento della vittima, morta nella vasca di un vecchio lavatoio. A ucciderla sono stati diversi colpi di coltello alle spalle. Rosa Spini si trova a sbrogliare una situazione che già presenta molto buio, ma con molta determinazione e con la collaborazione di un capitano dei carabinieri e un maresciallo della stessa arma, riescono a risalire all’identità della vittima, tale Jasmine Faizal.
Quanto sopra riportato ha tutte le sembianze di un giallo, ciò che il romanzo è, ma la sorpresa molto intima della protagonista, viene descritta intrisa di problematiche che vano ad intrecciarsi con pensieri, ideazioni, fobie, conflitti familiari e malesseri di Rosa Spini. Questi aspetti permettono di leggere un romanzo che in parte potrebbe essere identificato nella più approfondita analisi psicoterapica che un umano volge a sottoporsi. È infatti questo l’elemento che più ci ha colpito di “Solo il buio” di Maria Elisa Gualandris, giornalista che vive dove ha ambientato la narrazione, pubblicata per la meneghina Morellini.
Rintracciata la famiglia, gli inquirenti si devono scontrare con persone molto radicate nel loro background patriarcale, quindi molto difficili da colloquiare. Purtroppo per Rosa questa indagine risveglia un dramma che la vide coinvolta qualche anno prima in un attentato in Francia (il riferimento è al fatto realmente accaduto nei locali del Bataclan) dove ancora studentessa era andata in vacanza con la sua migliore amica, Chiara e il di questi fidanzato, il quale nonostante unito alla bellissima Chiara si era invaghito di Rosa con la quale la sera dell’attentato si era appartato nel locale. Purtroppo avvenne l’attentato di matrice islamica dove morirono molte persone fra le quali Chiara. Questo evento per Rosa fu un trauma doppio: i sensi di colpa per essersi allontanata dalla sua amica, lasciandola sola, per di più con il suo compagno, fu un peso che la accompagnò durante il percorso degli anni. Come il karma impone, un senso di abbandono difficile da gestire la accompagnava costantemente.
Il caso che stava seguendo le ricordava che la ragazza assassinata aveva la stessa età di Chiara. Il disagio psicologico che non la aiutava a seguire serenamente la bloccava tutte le volte che era quasi alla conclusione dell’indagine, sino addirittura a scontrarsi coi suoi collaboratori.
Sono dunque le conseguenze devastanti sul suo stato psichico, che l’autrice ‘orchestra’ con grandissima maestria: è nella figura ad esempio del giovane compagno di Chiara, che con molta delicatezza cercava di far capire a Rosa che lei non aveva nessuna colpa dell’accaduto. Mettiamoci nei panni di questo grande passaggio, che sembrerebbe periferico: quante volte capita alle persone di avere emozioni di primo acchito o già ponderate e successivamente si presenta un fatto consequenziale che stravolge tutta l’emozione, l’eccitazione del coraggio di dire ciò che moralmente potrebbe essere messo alla berlina dai fittizi benpensanti? Demoni che ci posseggono che ci fanno prendere ulteriori decisioni che non sempre ci fortificano.
Al lettore la costanza di godere sicuramente di un’ottima scrittura, ma anche di vivere questo giallo psicologico in tutta la sua bellezza di episodi mozzafiato, nonché di una bellezza che ti rimane dentro, rigo per rigo. Complimenti.