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Su “Vivere” de La Sicilia #CataniaNonEsiste il progetto di Giuseppe Schillaci che coinvolge anche SMF

6 Giugno 2019 - Articoli su S.M. Fazio, ESCLUSIVA!, EVENTI
Su “Vivere” de La Sicilia #CataniaNonEsiste il progetto di Giuseppe Schillaci che coinvolge anche SMF

Da Vivere del 6 giugno 2019

“Catania non esiste”, cartoline musicali per dire: «Noi ci siamo»

10/06/2019 – 13:29

di Gianluca Santisi

C’era una volta la Seattle d’Italia? Roba del passato per Giuseppe Schillaci che ha coinvolto 29 fra solisti e band del rock del Vulcano nella compilation in uscita il 10 giugno: «Non ci sono nomi nazionali ma la scena musicale della città è molto viva»

In “Catania non esiste” ci sono autori e cantautrici di lucida e sbilenca ispirazione, abili manipolatori di suoni elettronici, sopravvissuti agli anni Novanta ma anche giovani talenti semi-esordienti. E il 19 giugno dibattito pubblico al Mono di Catania sullo stato delle cose

 

 

 

“Catania non esiste”, cartoline musicali per dire: «Noi ci siamo»

10/06/2019 – 13:29

di Gianluca Santisi

C’era una volta la Seattle d’Italia? Roba del passato per Giuseppe Schillaci che ha coinvolto 29 fra solisti e band del rock del Vulcano nella compilation in uscita il 10 giugno: «Non ci sono nomi nazionali ma la scena musicale della città è molto viva»

In “Catania non esiste” ci sono autori e cantautrici di lucida e sbilenca ispirazione, abili manipolatori di suoni elettronici, sopravvissuti agli anni Novanta ma anche giovani talenti semi-esordienti. E il 19 giugno dibattito pubblico al Mono di Catania sullo stato delle cose

 

Superba e oscena nei suoi inscindibili contrasti, Catania si è dovuta sempre portare sulle spalle un fardello di paragoni ingombranti. Così da Milano del Sud degli Anni Sessanta, negli anni Novanta si è ritrovata improvvisamente a essere anche la Seattle d’Italia, sull’onda di quel fermento musicale innescato nella capitale americana del grunge e poi esploso in tutto il mondo. Ma cosa resta oggi di quella scena? Catania ha vissuto davvero quel momento d’oro o è stata solo una frivola illusione?
Il produttore e musicista Giuseppe Schillaci, boss dell’etichetta indipendente Doremillaro (sb)Recs, ha idee chiare in proposito. «Gli anni Novanta sono passati da un pezzo e lasciano il tempo che trovano, non dimenticando che i maxi eventi del passato a nulla sono serviti, nulla è stato seminato per i tempi attuali. È giunta l’ora di scegliere la verità, ciò che alla vista e all’udito si presenta». Una “verità” fatta di una trentina di band e artisti legati alla città per origine o per attività che hanno accolto l’invito di Doremillaro e hanno partecipato, ognuno con un brano, alla raccolta Catania non esiste. Una compilation di musica indipendente che sarà disponibile dal 10 giugno su tutti i principali stores digitali e le piattaforme di streaming. «Un’idea nata quasi per gioco ma che si è rivelata restituire uno spaccato, un termometro della cultura musicale della città – racconta Schillaci -. Rispetto alle iniziative analoghe del passato, dove le band cavalcavano l’onda lunga della musica anni Novanta suonando in realtà tutte uguali e ancorate allo stesso canovaccio stilistico, ci restituisce un’immagine vivida ma ora costituita da stili molto diversi, dall’elettronica al cantautorato, dal synth pop al noise/post-rock».

Catania non esiste

“Catania non esiste”, artwork di Monica Saso

 

 

 

Dentro c’è finito di tutto: autori e cantautrici di lucida e sbilenca ispirazione, abili manipolatori di suoni elettronici, sopravvissuti agli anni Novanta ma anche giovani talenti semi-esordienti. Con una frammentazione stilistica che risulta quasi indecifrabile e estremizzata. Dal sound internazionale dei Babil on Suite alla chitarra acustica e ai versi in dialetto di Fabio D’Angelo; dal pop leggero di Anita De Luca al post rock dei Diane And The Shell; dal noise dei Gigantik alle sperimentazioni di Tazio Iacobacci aka Tizio; passando per la scrittura graffiante di Mapuche, l’alternative dei Di Viola Minimale, il post punk di Ex Freunde. Solo per citare qualche nome rispetto ai tanti meritevoli di menzione.
«Catania non esiste – incalza Schillaci – è anche volontà di ripulirsi da un passato che sortì una bolla mediatica sfociata nel mantra giornalistico di Catania come Seattle, ribadendo che i paragoni sono fuori tempo massimo. Catania non esiste, perché, a parte qualche dinosauro del mainstream ancora saldamente ancorato al proprio ruolo, non ha proposte musicali forti in grado di affermarsi solidamente sul territorio nazionale e internazionale e, seppur 29 band non possano rappresentare la totalità né la radiografia perfetta della musica cittadina, sicuramente ci restituiscono uno sguardo complesso e corposo sullo stato di salute della sua cultura musicale. Catania non esiste – accusa Schillaci – perché il dissesto non è solo finanziario ma culturale e cognitivo».

Giuseppe Schillaci foto di Samantha Scuderi

Giuseppe Schillaci, foto di Samantha Scuderi

Se la compilation non può essere certo esaustiva sullo stato dell’arte musicale in città, il dibattito sul suo passato (ma anche sul presente e, soprattutto, sul futuro) è un terreno ancora più scivoloso. Aiutato da amici come Renato Mancini, Salvatore Massimo Fazio, Paolo Mei, Emiliano Cinquerrui e tanti altri, Schillaci sta mettendo in piedi un incontro di presentazione del progetto. L’appuntamento per tutti – musicisti, politici, addetti ai lavori, giornalisti, appassionati o semplici curiosi – è fissato per il 19 giugno, alle 19, allo spazio Mono. Un dibattito culturale aperto ma anche un confronto identitario, alla presenza dei promotori e delle band che hanno aderito all’iniziativa. Ma non solo. Cesare Basile è stato il primo a dare conferma della sua partecipazione e sono previsti numerosi ospiti che verranno annunciati nei prossimi giorni.

Guarda la gallery degli artisti coinvolti in “Catania non esiste”

«Non so come il progetto verrà accolto, quale sarà il sentimento che si creerà attorno – continua Giuseppe Schillaci – ma nonostante il dissenso o consenso che arriverà, nonostante qualsiasi critica, questo è quanto era importante fare in città, per restituire il suo specchio musicale, attuale e frammentato come non mai. Un progetto che dovrà ricordare in qualche modo che la musica a Catania sopravvive grazie alla tenacia dei suoi musicisti e alle iniziative discografiche private e senza i maxi eventi promozionali di un tempo. Ciò che è emerso da questa fase – continua Schillaci – lo devo alla collaborazione dei musicisti presenti, che mi hanno consegnato le chiavi per strutturare una compilation di musica indipendente, e non indie, di quasi 2 ore di musica. Ventinove brani per altrettante band e musicisti legati per origini e attività al capoluogo etneo. Ventinove, quasi a definire l’unico mese dell’anno che in qualche modo storpia e si impone come pecca in una monotonia di 30 e 31 costante. Quasi due ore di musica underground, nel senso più sotterraneo e sommerso del termine, che questa monotonia vogliono interromperla, con rispetto del passato, in proiezione futura. Una volta lessi una dichiarazione di un mio concittadino, Leo Gullotta: “Abbiamo bisogno di stare insieme come si faceva una volta nei teatri greci, dove si stava insieme a fare teatro, si sorrideva, si soffriva, si graffiava, secondo le situazioni del potere, della storia, si guardava la vita reale com’era, si puntava il dito”. Aveva ragione».

gianlucasantisi@gmail.com

 

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