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SMF su La Sicilia – Fazio scatena un gioco di dileggi -L’intervista di G. Sciacca

25 Novembre 2021 - Articoli su S.M. Fazio, DIGRESSIONI, I GIORNALI DICONO DI LUI, Interviste
SMF su La Sicilia – Fazio scatena un gioco di dileggi -L’intervista di G. Sciacca

Da La Sicilia del 25 novembre 2021

Fazio scatena un gioco di dileggi

Lo scrittore debutta nella narrativa con un titolo ispirato a un divertente format catanese. «Ho iniziato a scrivere sette anni fa, prendevo appunti. Poi l’invito di un visionario etneo»

Onnipresente in tutto ciò che è l’idea del libro, da un impegnato aforisma ad un trattato su argomenti che sconosce, incontro non con poche difficoltà Salvatore Massimo Fazio, l’appuntamento era al Salone del Libro di Torino, dove lui era ma allo stadio a vedere la sua Roma che «contro l’arbitro Orsato ha perso 1-0» mi dice. Massimo per tutti, non solo per gli amici, torna in pubblicazione e stavolta lo fa con un mostro sacro dell’editoria italiana indipendente, Arkadia, uscito l’11 novembre scorso con “Il tornello dei dileggi” (pagg. 106, € 15). Il debutto assoluto al romanzo, la prima domanda non può che approfondire questa novità. Hai sempre scritto di saggistica, dal 2005 al 2016, sei presente nelle prestigiose antologie “Catanesi per sempre” e “Siciliani per sempre” di Edizioni della Sera, cosa ti ha stimolato a scrivere di narrativa?
«Non c’è un impegno specifico o una volontà, c’è che 7 anni fa ho iniziato a scrivere sulla scia di eventi che contemporaneamente si sono presentati a Catania e Torino, due città che ho vissuto. Prendevo appunti, nulla di più, poi un invito, ma si risale al 2013, da parte di un visionario etneo, il formato ‘Il tinello del dileggio’. Questo l’ho scritto perché vi partecipavo e mi divertivo tantissimo». Pertanto il titolo del libro richiama un momento che ti ha visto protagonista? «Io l’ho messo dentro al racconto, poi gli anni passano e poi scrivo e miscelo, ma questo format l’ho richiamato, ho chiesto ad Andrea Pennisi che ne è il fondatore di poterlo inserire nel romanzo. Passati gli anni e trovato l’agente letterario perfetto abbiamo giovato sul nome del format, stravolgendolo, ed ecco il titolo». Il dileggio: simpatico sberleffo ma anche tremendo bullismo? «Si, il titolo è azzeccato infatti. Il libro incrocia tanti momenti sulle spalle di quattro più due personaggi protagonisti, fatti accaduti, dove cito pure nomi e cognomi (ho ottenuto la liberatoria) e fatti di fiction». In epigrafe tre persone a cui dedichi il libro, tre nomi che sono importanti non solo per te, anche loro protagonisti? «Gianluca Vittorio e Francesco Giampietri, non ci sono più, morti prematuramente, loro sono custodi assieme al poeta e barista Enzo Cannizzo (un caso parallelo a Roma è quello del mio amico Sandro Bonvissuto, scrittore e cameriere) della lettura della prima stesura di questo romanzo». Libro esilarante con picchi potenti di claustrofobia, il tutto riesci a racchiuderlo anche in una sola riga: c’è 

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influenza saggistica nel tuo romanzo? «Non lo so. Tecnicamente posso parlarti di consulenze editoriali, giornalismo ed errori annessi, psichiatria e pedagogia…». La pedagogia: nell’aletta di copertina è riportato che con un tuo saggio hai affermato la sua potenza contro l’inflazione della psicologia: non hai temuto l’offesa dei colleghi? «Offesa? Io li onoro tutti, ma la pedagogia, la riflessione pedagogica meglio dire, è madre di ogni attività del pensiero. Nata nel V sec. a. C., si impone e diventa nota con Socrate che asserisce, lungimirante, come l’ex-ducere è l’unico ad aiutare le persone a portare in luce le proprie conoscenze. L’inflazione della psicologia non è un’offesa bensì il troppo che trabocca: Dove sono gli ortofrenici, i pedagogisti clinici e i consulenti filosofici? Sembra che tutto giri attorno a questa figura professionale e allora dato che ci sono dentro da almeno 26 anni, posso distinguere dando il giusto valore alle discipline e ai professionisti». Sistematico e preciso nella scelta delle azioni o degli studi: un nuovo Fazio? «Chiarisco che trovarsi in ambienti divertenti, è un conto, un altro è rappresentare se stesso in altri luoghi. Curare un’opera, o fare un colloquio professionale, implica l’assunzione di responsabilità se dici o disponi qualcosa che è legittimo ma che può infastidire». Il tornello dei dileggi” è miscela di stili che non affaticano e tengono alta tensione e l’attenzione, qual è il messaggio che hai lanciato? «Si cambia, per se stessi ma anche per non ferire l’altro. Ma se l’altro triangola e insinua con illazioni: spostalo. Non dargli speranza di volgerti la parola. Mal che vada andiamo avanti a querele e giudici. Si è in questo mondo, non conosco differenze: dico ciò che voglio, assumendomi le responsabilità e non caricandole sulle spalle altrui». Un libro che insegna allora? «Quante facce di bronzo conosci? Io tante! Ciao». Mi liquida, gioca il Catania, l’altra squadra per la quale tifa, scappa allo stadio. Mi diverte, mi emoziona, corro a rileggerlo!

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