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SMF per La Sicilia – «Un libro per chi si fa domande» – Intervista a Dejanira Bada

12 Ottobre 2021 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI, ESCLUSIVA!, Interviste
SMF per La Sicilia – «Un libro per chi si fa domande» – Intervista a Dejanira Bada

Da La Sicilia del 12 ottobre 2021

«Un libro per chi si fa domande»
Intervista a Dejanira Bada

L’intervista. Giornalista e maestra di yoga, Dejanira Bada ha scritto “Il pensiero tibetano” in libreria da mercoledì 13 ottobre. «Per chi vuole capire qualcosina del buddismo»

Da “Il silenzio di ieri”, ripubblicato da Nino Bozzi Editore a “Storia di un uomo vescica” (Villaggio Maori Edizioni), il passo è breve per giungere al 13 ottobre giorno di uscita, per Giunti Editore, de “Il pensiero tibetano. Parliamo di Dejanira Bada, giornalista e scrittrice, nonché maestra di mindfulness e yoga, che al chiederle come si scrive un saggio di questo livello, replica che si comincia «dall’inizio, la nascita del Buddha, altrimenti sarebbe stato impossibile provare a far capire qualcosa del pensiero tibetano. In Tibet in sostanza sono tutti buddhisti, quando si fa un viaggio sul tetto del mondo, si visitano solo monasteri e parchi naturali. È un Paese magico, profondamente spirituale, capace di affascinare anche i più scettici». Sull’eventuale difficoltà, l’autrice incalza che importante è «usare un linguaggio chiaro per esprimere concetti molto complessi. Il buddhismo oggi è una religione ma all’inizio era un sentiero per imparare a conoscersi in profondità, per indagare la mente, per scoprire l’origine e la causa della sofferenza e come liberarsene.»

È stata in Tibet?
«Si, volevo vedere con i miei occhi monasteri, monaci, luoghi sacri e famosi. Il palazzo del Potala e, naturalmente, il monte Everest. Ero in cerca di risposte, ma… le risposte le troviamo sempre e solo dentro noi. Nei paesaggi del Tibet s’impone la sua magnificenza.»

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Un libro per tutti?
«Per chi vuole conoscere il Tibet, a chi vuole capirci qualcosina del buddhismo, a chi è in viaggio in cerca di se stesso e a chi si fa domande. A chi pratica meditazione da poco o a chi vuole cominciare a saperne di più e non ha mai praticato prima. È un libro divulgativo, semplice, che si rivolge al cuore di tutti quelli che sono in cerca di un modo per alleviare la sofferenza.»

Perché ci si avvicina alla meditazione?
«Prossimamente uscirà un mio saggio d’inchiesta proprio per rispondere a questa domanda, con molte interviste ai più eminenti rappresentanti del mondo dello yoga. Si indaga sul perché, oggi, si praticano sempre di più discipline come lo yoga e la meditazione, comunque qualcosa emerge anche ne “Il pensiero tibetano”. Credo che in fondo il percorso non sia cambiato molto rispetto a 2500 anni fa: tutti sono in cerca di un modo per liberarsi dalla sofferenza.»

Ne “Il pensiero tibetano” parli molto della morte, del rapporto che hanno con essa gli occidentali e i buddhisti. La tua posizione?
«Non seguo nessuna religione ma le rispetto tutte; mi apro a ogni possibilità. Nessuno può avere risposte definitive. La vacuità mi affascina, e per il mio modo di sentire e vivere, risuona in me qualcosa quando mi avvicino al vuoto. Sono un’appassionata di fisica quantistica. Ho fatto mio il Grande Dubbio dello Zen. Ho imparato ad accettare il mistero e a vivere con consapevolezza ogni attimo. M’interrogo e lo farò sempre. Sulla mia tomba mi piacerebbe far scrivere: “finalmente sono andata a vedere di cosa si tratta”. Credo che non serva sapere se ci sia o no un creatore, un senso, un’anima, qualcosa che resti; l’unica cosa che conta è cercare di essere sereni e apprezzare ogni giorno questo breve passaggio sulla Terra. Credo che l’universo, o più universi, siano la nostra vera casa, la terra natia. Tutto qui.»

Prossimi progetti?
«È pronto il saggio/inchiesta sul mondo dello yoga, ed è già in cantiere l’idea per un altro saggio. E poi riprenderò a lavorare al mio terzo romanzo che avevo quasi terminato ma che ho messo da parte per scrivere “Il pensiero tibetano”. Continuerò a proporre i miei corsi di mindfulness e yoga, pratiche che mi hanno cambiato la vita e che per molti insegnanti come me non è lavoro missione.»

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