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SMF per La Sicilia – «Razze e culture sempre mescolate» – L’intervista a Fernando Velazquez Medina autore di Caribe – Arkadia Editore

15 Settembre 2020 - Articoli di S.M. Fazio, ESCLUSIVA!, Interviste
SMF per La Sicilia – «Razze e culture sempre mescolate» – L’intervista a Fernando Velazquez Medina autore di Caribe – Arkadia Editore

Da La Sicilia del 15 settembre 2020

 

«Razze e culture sempre mescolate»

 

Intervista. Tradotto “Caribe” (per Arkadia Editore), il romanzo-metafora del cubano Fernando Velázquez Medina. «La vita di Diego, il protagonista, è la negazione di quella che è considerata la storia dei Caraibi»

 


Di
Fernando Velázquez Medina, uno dei padri del realismo sporco riconosciuto su scala planetaria, lo scorso 20 maggio è uscito, tradotto dal duo Magliani-Ferrazzi, per Xaimaca  di Arkadia, ‘Caribe‘. Pubblicato originariamente nel 2016 a L’Avana, il potentissimo romanzo/metafora, narra del giovane Diego, costretto a fuggire dalla condanna della Santa Inquisizione per un crimine mai commesso. Ad aiutarlo un francescano che lo imbarcherà verso viaggi di esplorazione di terre e culture, dove Diego farà anche la conoscenza del più famoso corsaro di tutti i tempi, Francis Drake. Ciò lo solidificherà.
L’autore inserendo la fiction punta a interrogarsi su vicende storiche che divenute luoghi comuni, dal 1500 ad oggi mettono in discussione troppe verità conclamate.

Dai vittimismi arcaici neo latini contrapposti a condanne occidentali, gli chiedo sulla polemica contro la negazione della storia, ‘incipit’ di un Diego ormai anziano. «Tutta la vita di Diego» incalza «è una negazione della storia “ufficiale” di Cuba e dei Caraibi, sempre raccontata da una prospettiva anglosassone. La scelta di esordire con Diego vecchio che racconta le sue esperienze è stilistica perché oltre al fatto che attraversiamo la vita a ritroso, non sappiamo mai cosa succederà domani».

Diego è metafora di chi non segue un mentore che lo erudisca, ma che ne sarà costretto: quali risultati e quale l’ispirazione? «Ispirazione?Le vite di tanti uomini riusciti a progredire socio-culturalmente nonostante le loro carenze accademiche: Gengis Khan, Brunelleschi, Sor Juana Inés de la Cruz o Borges, ho notato che illuminarono il mondo grazie alla loro voglia di imparare a decifrarlo. Anche Francis Drake, che Diego seguirà, è uno dei migliori marinai di tutti i tempi, senza aver fatto studi matematici».

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Le ‘scoperte’ d’altre terre ad opera di occidentali, sono basse giustificazione per sottomettere altri popoli? «È transculturazione ed è sempre esistita. Le culture sono state mescolate, come le razze, sin dalla preistoria. Guarda le piramidi egizie e quelle dell’America centrale: mescolanza di civiltà nel corso della storia, ma nessuno sa come quel design sia arrivato nelle Americhe. La conquista europea non fu che invasione ma si pensi ai Caraibi e agli indios di Caribe che facevano altrettanto: dediti al saccheggio e alla distruzione delle tribù meno bellicose. In breve: l’America era già sanguinosa prima dell’arrivo di Colombo».

Demagogia che si protrae da secoli. Un esempio è il frate di Diego, che voleva scoprire verità su Maya e Indiani? «Uberto, cercava il nesso tra le culture indigene precolombiane, la civiltà egizia e quella afro-islamica. Non poteva conoscere gli indizi dei legami tra le civiltà azteca, maya e inca con il Giappone e la Cina, seppur i Maya producevano oggetti simili ai quelli cinesi, o ancora, ci sono tribù messicane, i Tarahumara, la cui lingua è parimenti all’antico giapponese. Dunque il monaco è rappresentazione del suo tempo: non accetta ciò che dicono autorità accademiche, né politiche né religiose».

Uberto, il frate/mentore per Diego: potrebbe essere utile per un giovane di oggi ostile agli studi? «A quei tempi per imparare c’era un Maestro che ti formava. Oggi è complicato: se non hai una laurea vieni rifiutato da “professionisti” accademici. Il fatto che Diego avesse un tale mentore fu la sua fortuna per riuscire a sopravvivere adattandosi alla società europea post-rinascimentale».

 

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Questo romanzo può rivalutare il modo di intendere l’Occidente? E si consoliderà, a tuo dire, tra i classici non solo della letteratura cubana, come accaduto col tuo precedente? «Grato per questa domanda posso dirti del mio punto di vista sulla colonizzazione europea e sulla visione di vittimizzazione latinoamericana. A quei tempi tutti invadevano tutti. I Normanni attaccarono Bisanzio e conquistarono la Sicilia. I popoli del mare attaccarono l’Egitto e i romani lo conquistarono. Gli spagnoli non solo conquistarono l’America, ma anche il Nord Africa e l’Italia meridionale. Fino alla seconda guerra mondiale la legge del più forte era in vigore, oggi Putin invade l’Ucraina e i latinoamericani non si allarmano. Il tutto è determinato da chi ha le armi migliori e non dalla ragione o da chi è più civile».

Una curiosità: il monaco ‘Uberto’ Eco, ha attinenze col nostro Eco? «È il mio omaggio a Umberto Eco, morto senza Nobel, ma con gloria come Borges o Carpentier; ma l’offesa prosegue: un cantante popolano come Bob Dylan riceve il Nobel! Dov’è il prestigio? Nei quattrini»

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