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SMF per La Sicilia – Il filo rosso tra Sciascia e Dostoevskij – L’intervista ad Antonina Nocera

30 Luglio 2020 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI, Interviste
SMF per La Sicilia – Il filo rosso tra Sciascia e Dostoevskij – L’intervista ad Antonina Nocera

Da La Sicilia del 30 luglio 2020

Il filo rosso tra Sciascia e Dostoevskij

 

Non sono molte le donne che hanno scandagliato il pensiero di Leonardo Sciascia dal punto di vista critico, tanto da sembrare quasi che sia un mondo “maschile”. Ci ha pensato l’ardita Antonina Nocera, per molti Antonella, a pubblicare un saggio di confronto, dal titolo ‘Metafisica del sottosuolo‘ con la prefazione dell’italianista Antonio Di Grado, tra lo scrittore siciliano e il russo Dostoevskij. Pubblicato nella collana ‘(ec)citazioni‘ dell’editore Divergenze, l’autrice riesce a comparare i due dove sempre non si è stati certi, proprio per quelle distanze che prese il siciliano dal russo: «La comparatistica – afferma l’autrice – è una disciplina avventurosa e creativa, tanto che si può rischiare di sbagliare prendendo strade impervie. I grandi scrittori possono dialogare su grandi temi dell’esistenza: ne hanno capacità. Sono precisi nell’analisi della psiche, sanno che l’uomo è un abisso senza fine». Fabio Pigola inaugura una nuova collana con te prima autrice: emozione? «Tanta. Sapeva che avevo scritto di Sciascia e Dostoevskij per il convegno di Racalmuto; la ricerca è sembrata interessante a tal punto da poter pensare di farne un saggio. Eccolo!». Un saggio con sembianze romanzate che svela quel sottile filo tra i due autori, come è nata l’idea? «Il mio saggio è un esperimento metaletterario: ho costruito l’impalcatura come se fosse un giallo; sono partita da un indizio (il libro dei Fratelli Karamazov sul comodino di uno degli indiziati) e da lì ho cercato le ragioni profonde di quel gesto. Sciascia non lasciava nulla al caso nella sua scrittura e l’intertestualità, come in questo caso, ha rivelato profonde e inedite connessioni che via via, come in un’indagine che incalza, andavano emergendo. Sciascia e Dostoevskij come due elementi chimici hanno trovato la loro connessione, e il tema del delitto in chiave metafisica è il filo conduttore».

 

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Il lettore ha bisogno di conoscere le opere trattate nella tua ‘metafisica’? «La conoscenza dei romanzi può essere necessaria, ma certamente chiunque vi si può approcciare senza che vi sia una formazione accademica, anzi credo che un semplice lettore munito di curiosità sia molto più aperto a questo tipo di confronto».

Emerge un quid filosofico che, vox populi, direbbero non fruibile a tutti. «Il saggio affronta questioni filosofiche anche piuttosto articolate, ma chiunque legga i due autori credo sia avvezzo a questo approccio. Ti svelo che diversi mi hanno confessato di non avere letto uno o addirittura nessuno dei romanzi che cito e che proprio dal saggio sono stati incuriositi».

La finzione: necessaria nel romanzo disturbante nel saggio: ne convieni? «Il saggio “puro” deve essere strutturato “scientificamente”, è un genere di scrittura che ha delle sue precise leggi interne. Ma non di rado il saggio si è ibridato in altri generi. Se pensiamo alle opere di retorica come, il De oratore di Cicerone, in cui i precetti erano snocciolati in forma di dialogo, si capisce come vi sia stata sin dall’antichità una necessità di conferire agilità e “drammaticità” a un discorso teorico».

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Una retroazione che ad oggi qualche autore pratica, annovererei te. Non credi? «Il saggio romanzato o il romanzo con inserti filosofici ebbe fortuna nell’Ottocento, ma anche oggi la ritroviamo con Coetzee, Houellebecq o Kundera. Lo stesso Dostoevskij scrisse pagine memorabili che potrebbero da sole, essere utilizzate per i corsi di filosofia morale. Il mio stile? Piuttosto classico».

Un classico ex-novo?

«Probabilmente c’è una vena passionale, come mi hanno detto, nel linguaggio, che va di pari passo con un incedere incalzante».

Scrittura fatta da donne ma ‘non al femminile’ ha più volte dichiarato: chiariresti?

«Mi piacciono Roth, Houellebecq, Bernhard e sto cercando Cioran. Sono uomini, di contro però, sono molto legata alla scrittura fatta da donne – leggo e recensisco molte autrici contemporanee -“non al femminile” appunto, che è una definizione orrenda. Per me è necessario sempre un confronto reciproco».

Antonina Nocera in uno scatto del m.stro Peppino Romano

Antonina Nocera in uno scatto del m.stro Peppino Romano

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