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Omaggio a Giuseppe Coco

1 Settembre 2013 - Articoli di S.M. Fazio

Di Salvatore Massimo Fazio  
Bloc Notes
Settembre 2013

Il pane lo comprava rigorosamente al mattino. Presto possibilmente. Poi rientrava a casa. Elaborava prove. Telefonavo e mi chiamava.
Con Giuseppe Coco ci siamo conosciuti il 23 dicembre di qualche anno fa. Ricevetti l’invito da parte di una associazione per dare una testimonianza filosofica” e “psicologica” dei suoi lavori. Una vita ìn corsa.
Giuseppe disegnava e ‘fumettava’ con una ironia tipica del brav’uomo, ma anche con un cinismo spietato.
Quel 23 dicembre, alla presenza di un pubblico notevole, alla tavola rotonda ci assegnarono i posti vicini. Mentre gli altri commensali discutevano e preoravano I’overture, noi conversavamo sulle questioni dell’abbandono dell’arte.
“Sei tu iI filosofo, guarda che lo so. Non sono stonato”.
“Maestro…”
“Diamoci subito del tu” mi riprese. Ero imbarazzato, ma eseguii come un burattino. II migliore disegnato da lui magari.
“Giuseppe, stonati sono quelli che son venuti qui per te, nella tua terra… Insomma so di te che ti muovi su Biancavilla e sei tornato per sempre a casa tua”.
Lui rise di brutto, con quella moderazione della parola che aveva.
Ebbi una uscita poco felice nei confronti del trillare dei cellulari. Fui ripreso dal primo cittadino, con garbo ed eleganza, mentre Giuseppe ridacchiava sotto i baffi. Finito il mio intervento, la parola passò al moderatore e in quel frangente Giuseppe mi disse: “Ascolta la mia adesso.”
La parola passò a Giuseppe che esordì e concluse al contempo: “Grazie per essere venuti, grazie al Sindaco, grazie a tutti. Abbiamo finito, no?”
II moderatore rimase per un attimo spiazzato ed una risata uscì fragorosa dalla platea. Lui mi fece gesto. Come ad indicare che, con serenità, aveva proseguito il mio intervento sulla scia dell’imbarazzo.
Ci scambiammo i numeri e ci salutammo. Nei giorni a seguire le telefonate erano lunghe.
Gli recapitai l’ultimo mio libro e ne fu sorpreso. “Mamma mia come sei pessimista, ma dici cose sacre”.
Una mattina mi telefonò chiedendomi se per le 9 ci si poteva vedere davanti l’ingresso di un circolo da lui abitualmente frequentato: il Circolo Castriota. Andai. Non lo trovai. Continuavamo l’epistola telefonica, non quotidiana.

II 4 agosto del 2012 ascoltavo il notiziario in auto. “Morto il famoso fumettista Giuseppe Coco ormai ritiratosi nella sua Biancavilla, paesino nella collina catanese”. Ebbi un fremito. Proprio nella settimana precedente ci si era sentiti. Rimasi così in attesa di quello che dovevamo fare. Avrebbe prodotto l’ultima sua opera per rendere omaggio ad un “giovane amico filosofo pessimista”.
Rimasi interdetto. E mi resi conto sempre più che un consiglio che mi diede era il più vero:
Fai tutto Massimo, perché in un istante ti ritrovano con la penna in mano e a me con la matita e diranno che erano le opere incompiute. Loro si arricchiranno, mentre noi saremo a guardarli… da dove non si sa”.
Lasciai stare quello che stavo facendo. Tornai a casa e lo ricordai intimamente. Gli chiesi solo una cosa. Lui sa che cosa.

BlocNotes_Settembre2013
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