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La sabbia e la pietra (Il Venerdì di Francesco Das Atmananda)

9 Giugno 2017 - Il Venerdì

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Due amici decisero di intraprendere un viaggio insieme. Un giorno, durante il viaggio, cominciarono a discutere, ed uno dei due diede uno schiaffo all’altro, questi addolorato, ma senza dire nulla, scrisse nella sabbia: “il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo”.

Continuarono a camminare, finché trovarono un’oasi, dove decisero di fare un bagno.
L’amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò.
Dopo che si fu ripreso, scrisse su una pietra:
“il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita”.
L’amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò:
“Quando ti ho ferito hai scritto nella sabbia, e adesso lo fai su una pietra. Perché?”
L’altro amico rispose:”Quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia, dove i venti del perdono possano cancellarlo.
Ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo.”

 

Considerazioni personali:

Impara a scrivere le tue ferite nella sabbia ed ad incidere nella pietra le tue gioie. Il perdono è la panacea di tutti i mali. Continuare a rimuginare sui torti subiti, provare astio e rancore per chi ce li ha procurati, non fa altro che farci rivivere la stessa situazione provando le stesse emozioni negative che alla lunga ci porteranno ad ammalarci, anche gravemente. Quindi perdonare, in primo luogo, fa tanto bene a noi stessi e ci libera da fardelli ingombranti che rallentano il nostro percorso sul Sentiero della Consapevolezza.

Gautama il Buddha, il Risvegliato , amava dire:
“L’integrità è la più alta tra le virtù: il PERDONO  è la più grande tra le forze. La conoscenza del Sé è la Suprema Conoscenza e la Verità è la migliore disciplina.” Si, perché per perdonare ( intendo il vero perdono, quello che nasce dal cuore e non quello inutile e ipocrita che nasce dalla bocca) ci vuole molta forza specialmente quando il torto subito è di proporzioni smisurate.
In questa storiella però, oltre al perdono, viene evidenziato un altro pilastro di vita: la Gratitudine.
Si, gratitudine verso coloro che ci hanno fatto del bene. L’amico del racconto scrisse sulla pietra l’azione amorevole di colui che gli salvò la vita. La Gratitudine porta sempre alla riconoscenza ed alza enormemente le nostre vibrazioni interiori.  Inoltre attrae altre situazioni delle quali essere grati.  Sappiamo bene che la vita è come un eco, ci rimanda sempre le stesse cose che abbiamo inviato. Quindi, per riassumere, due sono le parole che comprese e consapevolizzate, possono portare dei cambiamenti significativi nella nostra vita : PERDONO e GRATITUDINE.

Un abbraccio di Luce e Pace

buon fine settimana per tutti

con Amore Francesco das Atmananda (G.B.)

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